Le premesse per un bel metodo classico ci sono tutte quando parli di un Trento DOC di un produttore illustre, fatto con uva chardonnay al 100% ottenuta da vigneti tra i 500 e i 700 metri e affinato a lungo sui lieviti (4-5 anni).
Invece al di là di un colore invitante e particolare (giallo paglierino-dorato intenso ma che mantiene curiosamente qualche riflesso verdolino), non c’è molto altro da ricordare.
Denominazione: Trento DOC
Vino: Tridentvum Riserva Extra Brut
Azienda: Cesarini Sforza
Anno: 2005
Prezzo: 19 euro
La bolla è fine, certo, ma invece di accarezzare il palato risulta un po’ debole; l’olfattivo è abbastanza intenso: si riconoscono i canonici floreale e frutta matura, mentre stranamente, nonostante il lungo riposo sui lieviti, c’è poca traccia di fragranza. In compenso si avverte qualcosa di fuori posto, appena accennata ma leggermente fastidiosa e difficile da identificare, sembrerebbe una terziarizzazione poco riuscita che rimanda alla plastica.
Insomma, mancano la finezza e anche il guizzo.
L’assaggio è secco, ma alla cieca non lo direi un extra brut. La freschezza c’è, ma il vino risulta mollo: d’accordo non aggredire il palato come a volte capita con certe bolle beniamine dei passaparola tra enofanatici del non dosaggio, della mineralità spinta e delle acidità selvagge, ma l’immagine è quella di un prodotto seduto, senza slancio.
La chiusura ha un finale leggermente amarognolo e non risulta una gran lunghezza.
Insomma è tutto corretto (a parte la sbavatura olfattiva), ma non c’è neppure uno spunto, qualcosa per farsi ricordare. Lascia del tutto indifferente e non è un gran pregio per un metodo classico da zona vocata, che ha certe ambizioni e viene via e 19 euro.
Come si dice in questi casi: bottiglia sfortunata?
Il bello: prodotto molto classico, senza spunti strani
Il meno bello: olfattivo poco fine, una certa mollezza generale