Finalmente! Posso dirlo: non sono solo.
Non sono solo nel sostenere che le grandi eno-manifestazioni, con la moltitudine dei banchetti d’assaggio e la relativa cornucopia di vini, pur certo divertenti per noi appassionati, sono però una aberrazione rispetto al vero scopo finale del vino, che sarebbe poi la bevuta a tavola, in accompagnamento al cibo.
Non a caso ho coniato la definizione di drink-porn…
Ne risulta di conseguenza il mio parere assai scettico sulle degustazioni in batteria, dove esimi critici (e semplici peones, come il sottoscritto) si esprimono su decine e decine di prodotti, dedicando a ciascuno pochi secondi e uno sputacchio.
Tutte cose di cui sono sempre più convinto e di cui ho già parlato, ad esempio quando ho incontrato Flavio Roddolo e le due volte in cui ho discusso di entropia durante le degustazioni seriali, e che ora Vittorio Rusinà declina in maniera più compiuta con un post sul blog collettivo “Gli amici del bar”.
Oltretutto la discussione capita nel momento in cui Filippo Ronco parla di una certa stanchezza della formula del banco di assaggio, e può essere un ottimo spunto di discussione per chi si occupa di organizzare degustazioni in maniera professionale.
p.s. un grazie a Vittorio, oltre che per l’articolo, anche e soprattutto per aver avuto l’idea di accaparrarsi e far girare cibo durante la DDB: io c’ero e ho molto gradito