In giro per l’angusto spazio della blogosfera enoica italiana, s’ode strepitare una polemica che pare sbuffo di tempesta in un bicchier d’acqua (o di vino?): i bloggers italici si indignano perché i cattivoni del Vinitaly non passano il biglietto di ingresso gratis alla loro categoria.
In ulteriore sfregio, il Sanremo del vino ha approntato una saletta e un pizzico di wifi per i “reputable foreign bloggers”, qualsiasi cosa essi siano.
E’ da poco tempo che bazzico in questo mondo, ma ogni anno sento questa litania del Vinitaly brutto e cattivo perché non capisce l’importanza degli scrittori non professionisti, perché non c’è la wireless libera e perché le celle telefoniche sono sovraccariche e non si riesce a postare la fotina della bottiglia o a mandare il tweet spiritoso in tempo reale.
Oggi come in passato, francamente il problema mi sfugge: se la fiera non abbraccia il formidabile valore aggiunto della comunicazione veicolata dai bloggers, beh, saranno un po’ cavoli degli organizzatori, se invece il problema è quello del prezzo di ingresso posso capire, ma allora benvenuti nel club: ci son tanti divertimenti dei quali mi piacerebbe godere ma che non posso permettermi, il Vinitaly non sarà né il primo né l’ultimo.
La doleanza della mancanza della wireless e delle celle sovraccariche la tralascio per carità di patria: sei in fiera a bere e a divertirti, se senti che la tua sopravvivenza è minata dal dover attendere il ritorno a casa per scrivere su Facebook che hai assaggiato un favoloso rosso dell’Etna, credo che forse la cosa ti abbia preso un po’ troppo la mano.
Poi, per carità, certo che sarebbe meglio entrare a gratis e avere banda a secchiate, ma insomma….