Era da troppo tempo che non scrivevo di Riesling, quindi…
Rieccoci nuovamente in Mosella ad assaggiare un vino prodotto con uva proveniente da uno dei vigneti simbolo di questa zona, Wehlener Sonnenuhr, come ci era capitato in passato. Stavolta l’azienda è Dr F Weins-Prüm, dal nome di uno dei tanti produttori discendenti di Sebastian Alois Prüm, il più famoso dei quali è sicuramente J.J. Prüm.
Lo anticipo subito: questo è uno di quei classici casi di infanticidio, un vino di questa foggia meriterebbe almeno altri 5-7 anni di affinamento prima di essere messo in tavola, ma qualche volta capita che non hai voglia di aspettare, o semplicemente ti capita la bottiglia e sei curioso…
Denominazione: Riesling Spatlese Vino: Wehlener Sonnenuhr Azienda: Dr. F. Weins-Prüm Anno: 2010 Prezzo: 21 euro
Colore giallo paglierino brillante, molto carico, si intuisce la corposità già solo osservandolo.
L’olfattivo è intenso, elegante, quasi penetrante, ricco di agrumi, fiori bianchi, spezie; comunque tutti profumi molto freschi.
In bocca è molto grosso, quasi denso, e resta in equilibrio precario tra la grande dolcezza e una acidità notevole. Oltre a quanto prometteva al naso, l’assaggio regala una sorta di marmellata di albicocca, un velo di mineralità pietrosa e un accenno di carbonica residua.
Sicuramente intenso e discretamente lungo, già così è un bel bere, personale e divertente, ma di certo, avendo più pazienza del sottoscritto, maturerà mascherando meglio la spiccata dolcezza con accenti minerali ben più evidenti di quelli odierni.
Il bello: l’olfattivo ricco, complesso, intenso Il meno bello: l’eccessiva gioventù che non permette un equilibrio ottimale
Ogni tanto non posso fare a meno di tornare a sorseggiare un vecchio amore: il riesling renano (qui la mia minimale guida alla classificazione), e questa volta in particolare lascio alcune righe su un vino proveniente dalla regione della Nahe, forse meno nota e prestigiosa rispetto alla blasonata Mosella.
Schäfer-Fröhlich produce dal 1800, ha circa 13 ettari di terreno e vinifica in acciaio.
Il vino assaggiato viene dalla vocata collina Halenberg nel comune di Monzinger, uno dei più antichi a tradizione vinicola della Nahe.
Colore paglierino lievemente tendente al dorato, di buona consistenza visiva.
Pur non essendo un millesimo particolarmente remoto, al naso già spiccano l’idrocarburo e il minerale (zolfo, pietra focaia, lieve affumicato), e fa capolino la mela, che stranamente non sembra particolarmente acerba, come spesso capita con i riesling, ma anzi piuttosto matura.
Non particolarmente complesso e forse neppure del tutto elegante (quello zolfo…), ma così curioso e divertente da costringere a continuare ad annusarlo.
In bocca entra pieno, denso, e tutto sommato anche leggermente caldo nonostante la gradazione assai limitata.
La dolcezza ricorda il sidro di mele, ma per fortuna si rincorre e si bilancia con il pizzicore della spiccata freschezza, rendendo il sorso un vero piacere, anche per la buona lunghezza.
Si beve benissimo già adesso, visto che i sentori particolari dei riesling invecchiati si sono già sviluppati, ma di certo c’è ancora spazio per farli crescere e affinarli nel tempo.
Soliti abbinamenti da riesling (antipasti e primi di pesce e crostacei), ma a me piace finirlo anche in solitaria.
Si dice che i tedeschi son gente seria, precisa, sistematica, lineare.
Per carità, immagino sia vero… magari per tutto meno che per la classificazione dei vini, che è di un incasinato micidiale. In più, certo, non aiuta la lingua…
Cerco di fare chiarezza, premettendo che l’intento è di semplificare anche a scapito di un minimo di approssimazione.
Disclaimer: questa classificazione è valida solo per la Germania: in Austria ci sono alcune differenze.
La classificazione si basa sulla regione di origine, sulla eventuale aggiunta di zucchero e sulla maturazione delle uve; in più si appoggia alla scala Oechsle, un metodo di misurazione della maturazione e dello zucchero basato sulla densità del mosto ideato da Ferdinand Oechsle.
Facendola facile, i gradi Oechsle (Oe) indicano di quanti grammi un litro di mosto supera il peso di un litro di acqua; poiché la differenza è causata praticamente solo dallo zucchero disciolto nel mosto e poiché l’alcol del vino è dovuto alla conversione dello zucchero da parte dei lieviti, è chiaro come la scala sia usata per predeterminare il potenziale alcolico del vino finito.
La parola chiave è “potenziale”: non è detto che tutto lo zucchero venga svolto in alcol, in questo caso avremo un vino più o meno dolce.
Alla base della piramide ci sono iTafelwein (vini da tavola), che devono essere prodotti in una delle regioni autorizzate, devono raggiungere almeno i 44° Oe (corrispondenti ad un alcol potenziale del 5%) e il contenuto alcolico finale deve essere di almeno 8%, che può essere ottenuto anche con l’arricchimento di zucchero.
Il secondo step sono i Landwein. La provenienza deve essere da zone determinate, il contenuto alcolico finale superiore dello 0.5% rispetto ai Tafelwein e il vino deve essere secco (troken) o semisecco (halbtrocken).
A seguire iniziano i “vini di qualità”: Qualitätswein bestimmter Anbaugebiete (brevemente detti QbA,vini di qualità prodotti in regione determinata): provenienza da 13 regioni autorizzate, grado Oechsle compreso tra 51°Oe e 72° a seconda della zona di raccolta e contenuto finale di alcol almeno 7%. E’ ammessa la aggiunta di zucchero al mosto.
Arriviamo poi ai Prädikatswein o Qualitätswein mit Prädikat (QmP, vini di qualità superiore). Questi non possono subire l’arricchimento con aggiunta di zucchero, possono coprire tutta la gamma da secco a dolce, devono essere prodotti con uve provenienti da ben definite sottoregioni delle 13 autorizzate ai QbA e sono ulteriormente classificati con la scala seguente:
Kabinett: possono essere semidolci (lieblich), semisecchi (halbtrocken) o secchi (trocken). Devono avere almeno 73° Oe.
Spatlese: da uve raccolte con vendemmia tardiva, quindi con maggiore concentrazione zuccherina (almeno 85° Oe). I vini possono andare da secchi a dolci.
Auslese: vendemmia selezionata di uve raccolte manualmente, che possono essere state già attaccate dalla muffa mobile, la botritys cinerea. La concentrazione di zucchero deve essere almeno 95° Oe, e anche stavolta il vino finito può essere secco o dolce.
Beerenauslese: vendemmia di acini selezionati. Gli acini devono essere raccolti a mano scegliendo quelli attaccati dalla muffa nobile o almeno surmaturi. Il vino finito è solo dolce, in quanto gli almeno 125° Oe non si riescono a convertire interamente in alcol.
Trockenbeerenauslese: vendemmia di acini selezionati vecchi. Gli acini devono essere o botritizzati o appassiti sulla pianta, in modo da ottenere almeno 150° Oe. Il vino finito è dolce.
Fanno categoria a parte gli Eiswein (vini del ghiaccio), ottenuti da uve vendemmiate a Novembre o Dicembre quando gli acini (non intaccati da muffa nobile) sono ghiacciati, ottenendo mosto concentrato naturalmente, in quanto durante la pressatura si elimina la parte ghiacciata (sostanzialmente acqua). Il mosto deve avere almeno 125° Oe e il vino finito è solo dolce.
Andiamo per ordine, che con i vini stranieri non sempre è tutto facile, e in Germania il casino si moltiplica.
Dunque, il vitigno è riesling e il produttore è Kerpen. Siamo a Wehlen, nella regione tedesca della Mosella, una delle più vocate per questa tipologia di vini. Fino qui è tutto facile.
Wehlener Sonnenuhr è il vigneto, classificato Erste Lage (che sarebbe a dire di prima categoria), comunque per questi termini e per quanto riguarda Spatlese e Trocken vi rimando ad un altro post informativo che conto di scrivere a breve.
L’annata assaggiata è il 2007, dunque, parlando di riesling, si tratta di un prodotto ancora giovane: si dice che questi vini partano semplici e fruttati in gioventù per dare il massimo dopo un paio di lustri, arricchendosi di complessità (il mitico sentore di idrocarburo).
Il tappo è in vetro e ne sono contento: inizio a nutrire molte riserve sull’uso del sughero a tutti i costo;conto di scrivere qualcosa a proposito.
La bottiglia in questione si è rivelata leggermente spiazzante.
Vino limpido, di colore giallo paglierino molto vivo con riflessi dorati, abbastanza consistente. Il naso è abbastanza intenso e complesso, di discreta finezza e rivela miele, fiori bianchi, pesca bianca, agrumi, the, gesso, un timido accenno di idrocarburo.
Buone freschezza e sapidità, persistenza non banale.
In bocca entra leggermente dolce, con accenno di succo di mela, poi è subito secco.
Peccato il finale leggermente amaro, di mandorla, che ne sciupa lievemente la pulizia e la finezza.
In generale il vino è un pochino troppo grasso, e, stranamente, non sembra avere grande potenziale evolutivo. La sensazione di squilibrio forse deriva anche dal alcol, fuori scala per un tedesco (di solito tra 7 e 11), e i 13 gradi si sentono troppo.