L’esame da Degustatore AIS: gli appunti da “La degustazione”

Proseguo la pubblicazione degli appunti e riassunti.
Ripeto le avvertenze del post precedente:

il materiale è tratto dai testi AIS e integrato da qualche mia ricerca. Pur avendo cercato di applicare la massima cura, non mi assumo responsabilità in caso di errori.

Si tratta appunto di riassunti con integrazioni ed elaborazioni, ma sono ovviamente pronto ad eliminare il materiale se coloro che hanno redatto i testi si sentissero in qualche modo usurpati dei loro diritti di copyright.

Se trovate imprecisioni sarei felice della segnalazione, in modo da poter correggere.

L’esame visivo

Fasi dell’esame visivo:

  • mescita: informazioni su colore e consistenza ed eventuale carbonica
  • osservazione e valutazione della limpidezza: bicchiere alla altezza degli occhi, controluce. Si valuta la limpidezza (Assenza di particelle in sospensione)
  • osservazione e valutazione del colore: bicchiere inclinato su una superficie bianca. Nella zona di maggior spessore si valutano colore e intensità, in quella di minor spessore si osservano le sfumature utili alla previsione dello stato evolutivo
  • osservazione e valutazione della consistenza: rotazione del bicchiere, poi riportato all’altezza degli occhi, si osservano lacrime e archetti
  • osservazione e valutazione del perlage: nessuna rotazione, all’altezza degli occhi si osservano le catenelle di carbonica

La limpidezza

Definita come assenza di particelle in sospensione, è una caratteristica assoluta (anche poche particelle non permettono la definizione di limpido).

La valutazione può essere ostacolata dalla scarsa trasparenza del vino, a causa della materia colorante: in questi casi è utile posizionare una fonte luminosa dietro.

La refrigerazione a -3 -5 favorisce la precipitazione dei tartrati, che vengono eliminati con una filtrazione prima dell’imbottigliamento.

La presenza di qualche particella non corrisponde sempre a situazione negativa (es. vini rossi di lungo affinamento, vini imbottigliati con i propri lieviti per rifermentazione in bottiglia).

Vini affetti da alterazioni e malattie sono torbidi e velati: inaccettabile.

L’aspetto della quasi totalità dei vini bianchi e rosati è cristallino. Brillante si riserva a spumanti e passiti

La scala

  • Velato (accentuata evanescenza e forte torbidità)
  • Abbastanza limpido (qualche particella in sospensione)
  • Limpido (privo di particelle in sospensione)
  • Cristallino (senza particelle e con propria intensa luminosità)
  • Brillante (lucentezza che riflette i raggi luminosi)

Il colore

E’ determinato dal complesso delle sostanze polifenoliche (antociani, flavoni, catechine, leucoantociani ecc.) presenti soprattutto sulle bucce.

Per ottenere vini colorati è necessario il contatto del mosto con le bucce. Oltre che dalle caratteristiche del vitigno dipende da temperatura e durata della fermentazione, quantità di SO2 e numero dei rimontaggi.

  • Vinificazione in rosso: 200-500 mg/l sostanze coloranti
  • Vinificazione in bianco: 20-50 mg/l sostanze coloranti

Il colore verifica la corrispondenza del vino con la sua tipologia, la relazione con l’ambiente pedoclimatico, le potenzialità evolutive.

I vini rosati si ottengono per uvaggio o da uve a bacca nera sottoposte a parziale macerazione

  • Intensità: dipende dalla quantità di pigmenti, conseguenza di vitigno, ambiente pedoclimatico, pratiche enologiche
  • Tonalità: dipende dal tipo di pigmenti, quindi dal vitigno, dalla acidità e dalla evoluzione
  • Vivacità: dipende da stato di salute delle uve, tecniche di lavorazione, evoluzione

La scala

  • Giallo verdolino
  • Giallo paglierino
  • Giallo dorato
  • Giallo ambrato
  • Rosa tenue
  • Rosa cerasuolo
  • Rosa chiaretto
  • Rosso porpora
  • Rosso rubino
  • Rosso granato
  • Rosso aranciato

La consistenza

Verifica principalmente che il vino non sia affetto da malattie come il filante, la quantità di alcol etilico e di sostanze estrattive

La consistenza non dipende da qualità o evoluzione, ma da:

  • Alcoli (etilico, propilico ecc)
  • Polialcoli (glicerina)
  • Polifenoli (tannini, antociani)
  • Monosaccaridi (glucosio, fruttosio ecc)
  • Polisaccaridi (gomme ecc.)

Si valuta tramite: – Osservazione e ascolto durante la mescita – Rotazione del bicchiere – Osservazione di lacrime e archetti: se le lacrime scendono velocemente e gli archetti sono ampi il vino ha scarsa consistenza

La scala

  • Fluido (inaccettabile)
  • Poco consistente (povero di alcol e di struttura debole)
  • Abbastanza consistente (rapporto morbidezze/durezze in equilibrio)
  • Consistente (rapporto morbidezze/durezze in favore delle prime)
  • Viscoso (passiti, botritizzati, altrimenti anomalia)

Effervescenza

Negli spumanti la valutazione della consistenza è sostituita da quella della effervescenza.

Deve essere dovuta a Co2 formata dai lieviti durante fermentazione alcolica, altrimenti è un difetto.

Effetti:

  • determina il perlage
  • esalta il profumo
  • determina pungenza, accentua durezze, attenua le morbidezze

Scale

Grana delle bollicine

  • Grossolane
  • Abbastanza fini
  • Fini

Numero delle bollicine

  • Scarse
  • Abbastanza numerose
  • Numerose

Persistenza delle bollicine

  • Evanescenti
  • Abbastanza persistenti
  • Persistenti

Esame olfattivo

Fasi dell’esame olfattivo

  • Prima inspirazione: bicchiere fermo al naso e si respira intensamente, si valuta l’intensità)
  • Rotazione del bicchiere: il bicchiere viene allontanato, roteato e portato al naso ripetutamente a brevi intervalli, per evitare l’assuefazione. Le successive inspirazioni sono profonde e alternate tra narice destra e sinistra.

I profumi primari

Profumi primari o varietali sono quelli che derivano direttamente dal vitigno. Sono presenti soprattuto sulla buccia e appartengono al gruppo dei terpeni, norisoprenoidi, metossipirazione

  • Uve aromatiche: brachetto, malvasie, moscati, gewurztraminer
  • Uve parzialmente aromatiche: chardonnay, riesling, sauvignon, merlot ecc
  • Uve neutre: cortese, barbera, nebbiolo ecc.

I profumi secondari

Sono costituiti da sostanze che si formano durante processi:

  • prefermentativi (durante la pigiatura le sostanze vengono staccate dalla molecola principale grazie agli enzimi e diventano volatili)
  • fermentativi: alcoli superiori, aldeidi, acidi grassi: danno sensazioni floreali, fruttate e vegetali)
  • postfermentativi (durante la fermentazione malolattica)

Il profumi di un vino giovane è sempre la combinazione di aromi primari e secondari. Se il vitigno ha forte personalità, prevalgono gli aromi primari e il riconoscimento è più facile.

I profumi terziari

Si formano durante la maturazione e l’affinamento del vino: alcoli, tannini e acidi sono coinvolti in processi ossidoriduttivi, inoltre si svolgono reazioni chimiche di:

  • acetalizzazione: tra alcol e aldeide
  • esterificazione: tra alcol e acido
  • eterificazione: tra due alcoli

Durante il riposo in legno, i profumi primari e secondari tendono a diminuire per lasciare posto ai terziari (frutta secca, fiori appassiti, speziature, tostature, animali, eterei). Sono decisivi:

  • il tempo di permanenza del vino in botte
  • la provenienza del legno
  • la dimensione del legno
  • il grado di tostatura del legno

La lunga permanenza in bottiglia può chiudere i profumi

  • Profumi floreali: Non mancano quasi mai, col tempo diventano meno fragranti
  • Profumi fruttati: Non mancano quasi mai, col tempo diventano meno fragranti
  • Profumi erbacei e vegetali: Nota verde e acerba, pungente
  • Profumi di erbe aromatiche: Frequenti nei vin bianchi giovani
  • Profumi minerali: Profumi penetranti di idrocarburi, polvere da sparo, pietra focaia, grafite, salmastro
  • Profumi speziati: Vaniglia, cannella, pepe ecc. si formano durante il passaggio in legno o l’affinamento in bottiglia. Il legno interviene sia per motivi ossidativi (scambio dell’ossigeno), sia per cessione diretta di componenti aromatiche
  • Profumi tostati: Cacao, mandorla tostata, caffè, catrame
  • Profumi animali: Pellame e cuoio. Dovuti a ossidoriduzione e alla maturazione in botte e in bottiglia
  • Profumi eterei: Cera, medicinale, plastica, smalto

L’intensità olfattiva

Indipendente dal numero di sentori poi identificati. E’ data dall’impatto del profumo

Scala:

  • carente: inaccettabile
  • poco intenso: profumo poco percettibile
  • abbastanza intenso: si distinge con precisione la caratterizzazione
  • intenso: profumo deciso, con sfumature caratterizzate
  • molto intenso: profumo particolarmente spiccato

La complessità olfattiva

E’ determinata dalla varietà delle sfumature. Occore un certo tempo e diverse olfazioni per dare tempo ai profumi di liberarsi e farsi riconoscere

Scala:

  • carente: inaccettabile
  • poco complesso: scarsa varietà, vini giovani
  • abbastanza complesso: discreta varietà di sfumature
  • complesso: numerose sfumature articolate in diverse famiglie
  • ampio: numerosissime sfumature diversificate in molti gruppi

Qualità olfattiva

Sintesi di intensità, complessità, piacevolezza ed eleganza e tipicità. Per la prima volta si esprime un giudizio.

Scala:

  • comune: profumo carente e privo di pregi. Inaccettabile
  • poco fine: mediocre, in genere inaccettabile
  • abbastanza fine: sufficentemente gradevole, discreta intensità e varietà
  • fine: profumo raffinato e di buona intensità, buon corredo di sfumature, a volte franco e tipico
  • eccellente: particolarmente elegante, grande intensità e ampio ventaglio di sfumature.

Descrizione dei profumi

  • Aromatico: ottenuto da vitigno aromatico, deve essere il primo nella descrizione
  • Vinoso: ricorda quello della cantina di fermentazione
  • Floreale: essenze riconosciute diverse a seconda della zona di origine e della tipologia
  • Fruttato: essenze riconosciute diverse a seconda della zona di origine e della tipologia
  • Erbaceo: ricorda quello di essenze vegetali verdi
  • Fragrante: due valenze, profumo fresco e vivace dei vini giovani e carattere dei lieviti di vini rifermentati in bottiglia
  • Minerale: sensazioni minerali e saline
  • Franco: pulizia e chiarezza in riferimento alla tipologia
  • Tostato
  • Speziato: spezie dolci (vaniglia, cannella) o pungenti (pepe)
  • Etereo: cera, ceralacca, medicinali, plastica, derivano dalla combinazione di alcoli con aldeidi, acidi e altri alcoli

L’esame gusto-olfattivo

Fasi dell’esame

  • Primo assaggio: primo assagio per ripulire la bocca
  • Secondo assaggio: sorso tale da non essere diluito dalla salive
  • Inspirazione attraverso i denti: vino nella parte anteriore, si inspira attraverso i denti inviandolo sulle papille. L’aria si mescola al vino
  • Movimento del vino: il vino viene mosso con la lingua e si esercita pressione sulla volta del palato
  • Deglutizione ed espiazione: dopo la deglutizione a bocca chiusa si espira dal naso
  • Masticazione a bocca vuota: in modo da valutare la PAI

Il gusto del vino

Sensazioni saporifere

La percezione non è contemporanea

  • dolcezza: macrosensazione, perché determinata da quantità anche elevata di zuccheri. Se il residuo è basso si avverte solo morbidezza
  • acidità: macrosensazione, provoca leggera contrazione gengivale e salivazione, per questo è rinfrescante
  • sapidità: microsensazione dettata da piccole quantità di anioni. Leggera mineralità che causa salivazione filante
  • amarezza: microsensazione determinata dai tannini e altri fenoli e polifenoli. Se leggera è piacevole, altrimenti è una anomalia
  • umami: data dal glutammato, un sale

Sensazioni tattili

  • pseudocalore: leggera causticità sulla mucosa data dall’alcol etilico. Papille filiformi
  • morbidezza: sensazione vellutata data dai polialcoli, in particolare glicerina (ma anche alcol etilico, zuccheri residui, sostanze colloidali)
  • astringenza: secchezza e rugosità sulla lingua e in tutta la bocca, dovuta ai tannini. Papille filiformi.
  • effetto termico: dolcezza, pseudocalore e morbidezza sono più percepibili a temperature superiori. La percezione della acidità non è influenzata dalla temperatura
  • pungenza: anidride carbonica
  • consistenza: alcuni vini scorrono più velocemente, mentre quelli ricchi di estratto determinano effetto tridimensionale

Sensazioni gusto-olfattive

Alcuni vini svaniscono subito dopo la deglutizione, altri lasciano in bocca una lunga scia. Le sensazioni gusto-olfattive o retronasali determinano la PAI

La temperatura del vino

Le temperature basse esaltano sapidità, tannicità e, indirettamente, la freschezza. Diminuiscono la percezione dei profumi

La composizione e il gusto del vino

Vino formato da zuccheri, alcoli, polialcoli, acidi organici, tannini e componenti minerali

Gli zuccheri

150 / 250 g/kg

Glucosio e fruttosio, saccarosio e maltosio. Il fruttosio è il più dolce. Gli zuccheri residui della fermentazione determinano la dolcezza.

Vini con la stessa quantità di zucchero residuo possono dare differenti sensazioni di dolcezza, a seconda dell’equilibrio con le durezze

Scala:

  • Secco: non si percepisce alcuna sensazione dolce
  • Abboccato: leggera sensazione di dolcezza (10-30 g/l)
  • Amabile: chiara sensazione di dolcezza (30-50 g/l)
  • Dolce: sensazione di dolcezza spiccata (50-100 g/l)
  • Stucchevole: dolcezza predominante non supportata da adeguata struttura, sapidità e acidità. Situazione negativa

Gli alcoli

Dopo l’acqua, componenti più abbondanti (4-20%). Alcol etilico, metilico, propilico ecc. sono alcoli superiori che si formano durante la fermentazione alcolica.

L’alcol più abbondante è quello etilico, responsabile dell’effetto pseudocalorico, dovuto all’effetto disidratante dell’alcol e all’effetto vasodilatatore che convoglia sangue ai capillari.

La stessa quantità di alcol può creare sensazioni pseudocalorica differente in base alla struttura del vino

Scala:

  • leggero: delicata sensazione pseudocalorica, fino circa a 7%
  • poco caldo: prevale la sensazione fresca, fino circa 11%
  • abbastanza caldo: chiara sensazione pseudocalorica, fino circa 12,5%
  • caldo: decisa sensazione pseudocalorica, fino a circa 15%
  • alcolico: predominante sensazione pseudocalorica, fino circa 20%, vini liquorosi, in altri vini è una anomalia

Polialcoli

Gradevole sensazione che arrotonda il gusto, responsabili i alcoli, zuccheri, ma soprattutto polialcoli che si formano durante la fermentazione, in particolare la glicerina (5-18 g/l), in ragione di durata e temperatura della stessa. Caso significativo i vini ottenuti da uve botritizzate

Scala:

  • spigoloso: nessuna sensazione di morbidezza, vini poco strutturati, inaccettabile
  • poco morbido: scarsa sensazione di morbidezza, poco strutturati, giovani
  • abbastanza morbido: discreta sensazione di morbidezza. Discreta struttura e componenti alcolica e glicerica
  • morbido: decisa morbidezza, buona concentrazione glicerica e alcolica, bella struttura
  • pastoso: spiccata morbidezza, elevata concentrazione glicerica e alcolica, vini da dessert e uve botritizzate

Acidi

Nel vino sono presenti diverse tipologie di acidi, organici e inorganici, fissi e volatili, fermentativi e postfermentativi. Determinano il sapore ma soprattutto sono responsabili della freschezza.

  • Acidi che derivano direttamente dalle uve:
    • acido tartarico: 2-5 g/l, è tipico dell’uva, sapore duro e aspro. Definito spalla.
    • acido malico: 0,5 g/l aspro, è abbondante nella frutta acerba, incide molto sull’abbassamento del ph
    • acido citrico: presente in piccole quantità, ha sapore acidulo e citrino
  • Acidi che si formano durante i processi di vinificazione:
    • acido lattico: prodotto della fermentazione malolattica. presente in quantità variabile e inversamente proporzionale all’acido malico. Definito acido dolce
    • acido succinico: sensazione amara e sapida
    • acido acetico: molto acre e pungente, deve essere presente in quantità molto ridotta, meno di 1g/l altrimenti si parla di spunto

La forza degli acidi si esprime con il ph, definito acidità reale, che varia da 0 a 14. Una soluzione è acida da 0 a 6, neutra a 7 e basica sopra a 7.

Gli acidi hanno anche forza di penetrazione: una proprietà sensoriale che riguarda la capacità di imprimersi sulle papille gustative. La massima capacità di penetrazione è quella dell’acido acetico.

Scala:

  • piatto: non si percepisce freschezza gustativa. Vini vecchi. Inaccettabile
  • poco fresco: delicata sensazione di acidità con leggera salivazione
  • abbastanza fresco: discreta sensazione di acidità, buona salivazione. Vini con discreta evoluzione
  • fresco: decisa sensazione di acidità, abbondante salivazione, vini giovani
  • acidulo: predominante sensazione di acidità. Salivazione abbondante, contrazione gengivale. Da uve non mature o da vitigni con forte acidità. Tranne pochi casi è inaccettabile

Tannini

Sono polifenoli, si trovano nei vinaccioli e nella buccia. Quantità e qualità dei polifenoli sono in relazione a clima, zona di coltivazione, terreno e vitigno, maturazione.

Determinano una sensazione tattile di secchezza, rugosità e astringenza, a volte anche amarognola. Inoltre contribuiscono ad arricchire la struttura del vino.

Mei rossi sono 2-3 g/l, nei bianchi 0-50 mg/l

I tannini estratti dalla buccia (catechine, leucoantociani) sono duri e astringenti, col tempo polimerizzano e si ammorbidiscono. Quelli ceduti dal legno delle botti sono più morbidi e gradevoli

Scala:

  • molle: minima presenza di tannini, inaccettabile
  • poco tannico: leggera sensazione di ruvidezza. Vini rossi poco strutturati, oppure particolarmente invecchiati
  • abbastanza tannico: discreta sensazione di astringenza e ruvidità. Comune a molti rossi di struttura
  • tannico: netta sensazione di secchezza e ruvidità, rossi giovani ricchi di tannino
  • astringente: sgradevole sensazione astringente. Eccessivo contenuto di tannini. Inaccettabile

Sostanze minerali

In alcuni dei componenti della struttura (anioni, metalli, fosfati, solfati, potassio, ferro, rame) si trovano alcune sostanze che determinano la sapidità. Variano in relazione ad ambiente pedoclimatico, lavorazioni enologiche, conservazione e affinamento.

Spesso nei vini giovani la sapidità è mascherata dalla acidità.

Scala:

  • scipito: vino privo di sensazioni minerali, uve scadenti o eccessivamente lavorate, vino vecchio. Inaccettabile
  • poco sapido: delicata sensazione minerale, vini poco strutturati
  • abbastanza sapido: discreta sensazione minerale in equilibrio con la freschezza
  • sapido: netta e gradevole sensazione minerale, in genere si è attenuata l’azione degli acidi, vini strutturati ottenuti in zone cale
  • salato: predominante e sgradevole sensazione salina. Uve da zone salmastre o aride. Inaccettabile

Struttura

Eliminando dal vino l’acqua, l’alcol etilico e le altre componenti volatili restano zuccheri, acidi fissi, polifenoli, sali minerali, glicerina, gomme, pectine eccetera: si tratta dell’estratto secco, dal quale dipende la struttura o corpo.

Nei vini bianchi 16-22 g/l, nei rossi 20-30 g/l

Scala:

  • magro: struttura insufficiente, uve danneggiate da funghi, piogge autunnali o lavorazioni eccessive. Inaccettabile
  • debole: moderata struttura, vini semplici e beverini
  • di corpo: buona struttura, uve raccolte in maturazione ottimale
  • robusto: ottima struttura, rossi, passiti o liquorosi. Lo zucchero contribuisce
  • pesante: struttura eccessiva e sgradevole, lavorazioni errate. Inaccettabile

Equilibrio gusto-olfattivo

L’equilibrio ideale si percepisce quando morbidezze e durezze sono in adeguata contrapposizione. Nella valutazione occorre tenere presente la tipologia del vino: nei vini giovani, vivaci e frizzanti è accettabile leggera predominanza delle durezze, al contrario in un vino maturo si accetta leggera predominanza delle morbidezze.

L’equilibrio è legato alla evoluzione: una predominanza delle durezze presenta un vino in evoluzione che col tempo potrà raggiungere l’equilibrio. Al contrario un vino abbastanza equilibrato per predominanza delle durezze presenta un vino che ha superato il massimo equilibrio.

I vini bianchi secchi hanno due elementi che determinano morbidezza (alcol e glicerina) e due per le durezze (acidi e sostanze minerali), per questo sono detti bicuspidi, al contrario dei rossi tricuspidi.

Scala:

  • poco equilibrato: prevalenza di una sensazione. Inaccettabile
  • abbastanza equilibrato: discreta prevalenza di una sensazione. Se prevalgono le durezze il vino può essere in evoluzione
  • equilibrato: adeguata proporzione tra durezze e morbidezze

Intensità gusto-olfattiva

In bocca si percepisce se l’insieme delle sensazioni saporifere, tattili e gusto-olfattive è decisa o delicata: l’intensità è legata all’impatto esercitato contemporaneamente sulla lingua e sulla mucosa di tutte le sostanze.

E’ legata a tutto ciò che compone il vino, dalla struttura all’alcol alle sostanze aromatiche. E’ la sommatoria di tutte le sensazioni saporifere, tattili e gusto-olfattive

Scala:

  • carente: poche sensazioni, inaccettabile
  • poco intenso: delicate sensazioni, vini leggeri e e semplici da bere giovani
  • abbastanza intenso: sensazioni di media intensità, media struttura e complessità
  • intenso: sensazioni spiccati, vini di buona struttura e complessità
  • molto intenso: profonde sensazioni, ottima struttura e ricchezza di sostanze

Persistenza gusto-olfattiva

Si tratta dell’insieme delle sensazioni saporifere, tattili e gusto-olfattive che restano in bocca dopo la deglutizione e l’espirazione, ed è valutata in secondi.

La PAI è spiegata con la volatilità delle sostanze indotto dall’aumento della temperatura causato dall’ingerimento nell’organismo.

Scala:

  • corto: inferiore ai 2 secondi. Inaccettabile
  • poco persistente: 2-4 secondi, Vini semplici
  • abbastanza persistente: 4-7 secondi. Media struttura e complessità
  • persistente: 7-10 secondi. Buona struttura e complessità
  • molto persistente: più di 10 secondi. Ottima struttura e complessità

Qualità gusto-olfattiva

Si valuta sulla base di intensità e persistenza, piacevolezza ed eleganza, finezza e tipicità

Scala:

  • comune: privo di pregio. Inaccettabile
  • poco fine: mediocre. Inaccettabile
  • abbastanza fine: discreta qualità. Gusto finale gradevole
  • fine: buona qualità, bell’equilibrio, finale gradevole
  • eccellente: grandissima qualità, perfetto equilibrio, gusto ricco di personalità, classe e complessità

Stato evolutuvo e armonia

Lo stato evolutivo

Rappresenta la qualità in funzione dell’evoluzione. Durante l’evoluzione l’equilibrio si sposta da una predominanza delle durezze a quella delle morbidezze

Scala:

  • immaturo: deve ultimare la maturazione. Inaccettabile
  • giovane: predominanza delle durezze ma si nota potenziale di affinamento
  • pronto: buon equilibrio con margine di miglioramento
  • maturo: equilibrio e armonia ottimali. Tutte le caratteristiche organolettiche sono al massimo
  • vecchio: evidenti cedimenti di una o più caratteristiche organolettiche

Armonia

I giudizi sulla qualità olfattiva e gusto-olfattiva sono sintetizzati nel concetto di armonia.

Il primo requisito è quello della coerenza delle caratteristiche della degustazione, il secondo è quello dell’elevato livello qualitativo

Scala:

  • poco armonico: netta discrepanza tra le caratteristiche e/o basso livello qualitativo
  • abbastanza armonico: leggera discrepanza e/o livello qualitativo discreto o buono
  • armonico: le caratteristiche si combinano in modo perfetto

La scheda punteggio

I valori

  • Scadente: 1
  • Insufficiente: 2
  • Sufficiente: 3
  • Buono: 4
  • Eccellente: 5

I Coefficienti correttivi

  • Esame Visivo
    • Aspetto: 1
    • Colore: 2
  • Esame Olfattivo
    • Intensità: 1
    • Complessità: 2
    • Qualità: 3
  • Esame Gusto-olfattivo
    • Struttura: 1
    • Equilibrio: 1
    • Intensità: 1
    • Persistenza: 2
    • Qualità: 3
  • Armonia: 3

Articoli correlati:

La degustazione secondo la didattica AIS, parte terza: l’esame gusto-olfattivo

Finalmente si beve! Fino ad ora ci siamo attardati in preliminari, osservando e annusando quello che c’è in quel benedetto bicchiere, adesso è ora di assaggiare, cercando di capire se le ipotesi che abbiamo avanzato nelle fasi visive e olfattive sono fondate o meno.

tastevin-sommelierSi parte avvinando la bocca, con un piccolo sorso che serve solo per ripulire da eventuali sapori precedenti, e poi si prende un secondo sorso di quantità tale da non essere troppo diluito dalla saliva.
Trattenendo il liquido nella parte anteriore della bocca, si inspira attraverso i denti: l’aria si mescola al vino, che viene scagliato contro le papille gustative (entrambi i fattori determinano una maggiore rilevanza delle sensazioni); la lingua provvederà poi a muoverlo in tutto il cavo orale.
Dopo la deglutizione, tenendo la bocca chiusa, si espira dal naso e si mastica “a vuoto” contando i secondi di durata di tutte le sensazioni gustative.

Questa storia della inspirazione tra i denti, del palleggiamento del liquido e della masticazione è una roba da prendere con le dovute precauzioni: non è necessario emettere rumori degni di un aspirapolvere guasto per completare l’esame…. ricordiamoci anche che la degustazione ha un suo contesto, che non è quello conviviale della bevuta in compagnia: chi si mette a fare questo show durante una cena merita tutto lo scherno immaginabile e anche di più.

L’ assaggio evidenzia due tipi di sensazioni, quelle gustative e quelle tattili.
Quelle gustative non vengono percepite contemporaneamente, ad esempio la dolcezza è nettamente la prima ad essere avvertita, e sono:
– dolcezza: causata dagli zuccheri residui (non fermentati) presenti nel vino
– acidità: causa leggera contrazione gengivale e salivazione, per questo è rinfrescante
– sapidità: causa salivazione filante
– amarezza: determinata dai tannini e da altri polifenoli. E’ gradevole se leggera.
– umami

Le sensazioni tattili sono:
– pseudocalore: sensazione di causticità sulla mucosa orale, causata dall’alcol etilico
– morbidezza: sensazione di morbidezza dovuta ai polialcoli, in particolare alla glicerina
– astringenza: sensazione di secchezza e astringenza dovuta ai tannini
– effetto termico: la percezione di pseudocalore e morbidezza è accentuata a temperature superiori, al contrario le basse temperature esaltano sapidità e tannicità, mentre la percezione della acidità resta invariata
– pungenza: causata dalla eventuale anidride carbonica
– consistenza: causata dalla ricchezza di estratto

vinoNella pratica, l’esame gusto-olfattivo analizza una lunga serie di fattori del vino: le cosiddette morbidezze  (zuccheri, alcoli, polialcoli), le durezze (acidità, tannicità, sapidità), la struttura, l’equilibrio, l’intensità, la persistenza, la qualità, lo stato evolutivo, l’armonia.

Analizziamo per prime morbidezze, durezze, struttura ed equilibrio.
Le morbidezze sono:

– Zuccheri: gli zuccheri residui, quelli che restano dopo la fermentazione, determinano la dolcezza del vino. Vini con il medesimo residuo zuccherino possono dare diversa sensazione di dolcezza, a seconda dell’equilibrio con le durezze

– Alcoli: dopo l’acqua, sono i componenti più abbondanti. Il più importante è quello etilico, che è responsabile della sensazione di pseudocalore, dovuta all’effetto disidratante e a quello vasodilatatore. Vini con la stessa quantità di alcol possono creare diversa sensazione pseudocalorica, in base alla diversa struttura

– Polialcoli: è una sensazione gradevole che arrotonda il gusto. Ne sono responsabili gli alcoli, gli zuccheri ma in particolare i polialcoli, soprattutto la glicerina.
La quantità di polialcoli è determinata dalla durata e dalla temperatura della fermentazione e dall’eventuale uso di uve botritizzate.

Le durezze sono:

– Acidità: nel vino sono presenti vari tipi di acidi, che determinano in parte il sapore ma soprattutto sono responsabili della freschezza, inducendo salivazione.
Alcuni acidi derivano direttamente dalle uve (tartarico, malico, citrico), altri so formano durante la fermentazione (lattico, succinico, acetico)..

– Tannicità: i polifenoli si trovano sulle bucce, nei vinaccioli e nel raspo, ma possono anche essere ceduti da un passaggio in legno (botte). La loro quantità e qualità è in relazione al vitigno, alla maturazione, all’ambiente pedoclimatico. Causano una sensazione di secchezza, rugosità e astringenza, contribuiscono a determinare il corpo. A volte provocano anche un finale lievemente amarognolo.
I tannini estratti dalle bucce sono inizialmente duri e astringenti, ma col tempo polimerizzano e si ammorbidiscono, quelli ceduti dal legno sono più morbidi.

– Sostanze minerali: tra gli elementi che contribuiscono a determinare il corpo del vino, alcune determinano la sapidità (anioni, fosfati, solfati, potassio, ferro, rame). Variano in relazione all’ambiente pedoclimatico, alle pratiche enologiche, a conservazione e affinamento.
Spesso nei vini giovani la sapidità è mascherata dalla acidità.

– Struttura: è determinata dall’estratto secco, che è quanto resta dopo aver fatto evaporare dal vino l’acqua, l’alcol e tutte le componenti volatili. Restano zuccheri, acidi fissi, polifenoli, sali minerali, glicerina, gomme, pectine e altri componenti minori.
Nei vini rossi si aggira sui 20-30 g/l, nei bianchi 16-22 g/l.

– Equilibrio: idealmente l’equilibrio gusto-olfattivo si percepisce quando morbidezze e durezze sono in adeguata contrapposizione, ma occorre tenere presente la tipologia del vino in esame. Vini giovani, vivaci e frizzanti ammettono una leggera predominanza delle durezze, mentre in un vino maturo si accetta un certo prevalere delle morbidezze.
L’equilibrio è legato all’evoluzione: il prevalere delle durezze prospetta un vino che col tempo potrà evolvere e raggiungere l’equilibrio, al contrario un vino sbilanciato verso le morbidezze ha già raggiunto o superato il suo equilibrio.

– Intensità: è in pratica la quantità delle sensazioni saporifere, tattili e gusto-olfattive percepite in bocca. E’ legata a tutto ciò di cui è costituito il vino: struttura, alcol, sostanze aromatiche

– Persistenza: l’insieme delle sensazioni tattili, saporifere e gusto-olfattive che restano in bocca dopo deglutizione ed espirazione. Si valuta in secondi.

– Qualità gusto-olfattiva: si valuta sulla base di intensità, persistenza, piacevolezza, eleganza, finezza e tipicità.

– Stato evolutivo: rappresenta la qualità in funzione della evoluzione. L’equilibrio si sposta dalla predominanza delle durezze a quella delle morbidezze

– Armonia: è la sintesi di tutti i giudizi precedenti.  I due requisiti per avere un vino armonico sono la coerenza delle caratteristiche gustative e l’elevato livello qualitativo.

Zuccheri Alcoli Polialcoli
Secco
Abboccato
Amabile
Dolce
Stucchevole
Leggero
Poco caldo
Abbastanza caldo
Caldo
Alcolico
Spigoloso
Poco morbido
Abbastanza morbido
Morbido
Pastoso
Acidi Tannini Sostanze minerali
Piatto
Poco fresco
Abbastanza fresco
Fresco
Acidulo
Molle
Poco tannico
Abbastanza tannico
Tannico
Astringente
Scipito
Poco sapido
Abbastanza sapido
Sapido
Salato
Struttura
Magro
Debole
Di corpo
Robusto
Pesante
Equilibrio
Poco equilibrato
Abbastanza equilibrato
Equilibrato
Intensità Persistenza Qualità
Carente
Poco intenso
Abbastanza intenso
Intenso
Molto intenso
Corto
Poco persistente
Abbastanza persistente
Persistente
Molto persistente
Comune
Poco fine
Abbastanza fine
Fine
Eccellente
Stato evolutivo
Immaturo
Giovane
Pronto
Maturo
Vecchio
Armonia
Poco armonico
Abbastanza armonico
Armonico

Articoli correlati:

La degustazione secondo la didattica AIS: l’esame visivo

La scheda di degustazione AIS è un mostro mitologico, da un lato è un piccolo scoglio per tanti corsisti che non appena si rendono conto che devono imparare a memoria una carriola di termini e una precisa sequenza di esposizione vengono travolti dalla depressione, dall’altro basta poco per rendersi conto che l’utilità di tanta fatica è quantomeno dubbia: in casa ho decine di schede fatte durante e dopo il corso che falliscono proprio in quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale: la descrizione del vino… bottiglie anche molto diverse finiscono inevitabilmente per essere inglobate nel truppone degli “abbastanza fresco… abbastanza sapido… abbastanza persistente eccetera).

Si potrebbe poi discutere a lungo sulla pretesa di oggettività e sulla liceità dello spezzettare l’esperienza della bevuta in fasi distinte l’una dall’altra, eccetera….
Eppure la scheda (intesa come metodologia, non certo come pezzo di carta da compilare), ha una sua dignità: intanto è un utile promemoria per coloro che si accingono ad assaggiare, indirizzando nella valutazione di tutti i punti salienti del prodotto secondo una precisa scaletta, e poi soprattutto riesce ad evidenziare le caratteristiche del vino che saranno elementi fondamentali nella tecnica di abbinamento col cibo.
Diciamo che è un elemento propedeutico alla teoria dell’abbinamento, ecco.

TastevinPartendo dall’inizio: la scheda di degustazione non ha dunque lo scopo di valutare qualitativamente il vino (per quello ci sarà la scheda punteggio), ma di darne una descrizione il più oggettiva possibile, misurando semmai quantitativamente le varie componenti (in realtà in alcune fasi ci sono eccome accenti qualitativi).
La scheda si compone di tre fasi: visiva, olfattiva e gusto-olfattiva.
Per quanto possa sembrare strano, l’aspetto di un vino è in grado di raccontare, o perlomeno di suggerire,  molte cose all’assaggiatore esperto (tipo di affinamento, stato evolutivo, vitigno, zona di provenienza…): si tratta quindi di un aspetto da non trascurare.

L’esame visivo è declinato in limpidezza, colore, consistenza e, nel caso in cui si valutino vini spumanti, effervescenza.
Si inizia portando il bicchiere all’altezza degli occhi, controluce, per constatare la limpidezza (ovvero l’assenza di particelle in sospensione) e poi lo si abbassa, inclinandolo su una superficie bianca: nella zona di maggiore spessore si valutano il colore e l’intensità, mentre i bordi daranno indicazioni sulle sfumature utili per la previsione dello stato evolutivo.
Qualche lenta roteazione del bicchiere è utile per dare l’idea del “peso” del liquido e per formare lacrime e archietti, in modo da capire la consistenza (la discesa veloce delle lacrime e l’ampiezza degli archetti sono indice di poca consistenza). Nel caso di vini “mossi” (spumanti charmat o metodo classico, frizzanti rifermentati in bottiglia eccetera), si omette la analisi della consistenza in favore di quella del perlage.

La valutazione più importante è forse quella del colore: permette di verificare la corrispondenza del vino con la sua tipologia, la relazione con l’ambiente pedoclimatico e il potenziale evolutivo.
Si osservano:
– l’intensità (che dipende dalla quantità di pigmenti del vitigno, dall’ambiente pedoclimatico di coltivazione e dalle pratiche enologiche utilizzate)
– la tonalità (che dipende dal tipo di pigmenti del vitigno, dalla acidità del vino e dalla evoluzione)
– la vivacità (che dipende dalla acidità, dalle pratiche enologiche e dalla evoluzione).

La consistenza è la conseguenza della quantità di alcoli, polialcoli, polifenoli, zuccheri e altre sostanze contenute nel vino.

Limpidezza Colore Consistenza Effervescenza
Velato
Abbastanza limpido
Limpido
Cristallino
Brillante
Giallo verdolino
Giallo paglierino
Giallo dorato
Giallo AmbratoRosa tenue
Rosa cerasuolo
Rosa chiarettoRosso porpora
Rosso rubino
Rosso granato
Rosso aranciato
Fluido
Poco consistente
Abbastanza consistente
Consistente
Viscoso
– Grana delle bollicine:
Grossolane
Abbastanza fini
Fini
– Numero delle bollicine:
Scarse
Abbastanza numerose
Numerose
– Persistenza delle bollicine:
Evanescenti
Abbastanza persistenti
Persistenti

Articoli correlati: