Scrivere qualcosa, oggi, dei vini di Angiolino Maule, è un esercizio di stile così sterile da rasentare la inutilità cosmica: cosa aggiungere ancora che gli appassionati non abbiano già mandato a memoria dopo averne letto ovunque, dai libri mainstream di Scanzi ai blog più oscuri?
E che descrizioni vuoi fare, dopo aver bevuto (e goduto) dei suoi vini tante volte a casa o in qualche manifestazione, naturale o meno, magari organizzata dalla sua stessa Vinnatur?
Io stesso sono uno dei folgorati dal suo stile: quando ero un bevitore alle prime armi, poco addentro alle cose enoiche, provai dapprima un anticipo di epifania con il Sassaia, che mi aprì al mondo delle sapidità, e poi vidi la luce col capolavoro Pico, che mi fece schierare deciso verso le macerazioni, salvo poi capire che pochi altri prodotti “orange” potevano ambire alla sua personalità, freschezza e piacevolezza di bevuta.
La creazione di Maule, l’azienda La Biancara di Gambellara, porta orgogliosa la bandiera del “vino naturale”ormai da moltissimi anni, da ben prima che questa faccenda diventasse un affare così di moda da risultare francamente in alcuni casi imbarazzante…
Quello che mi colpisce di Maule è il contrasto tra le sue certezze (apparentemente granitiche, che immagino a volte trascendano nel decisionismo, cfr. la scissione da Vini Veri…), il suo fisico asciutto e gli occhi un pochino spiritati, che me lo fanno accostare ad un cinquecentesco riformista radicale, e la sua voracia di conferme che si esplicita in collaborazioni con le università, nella pretesa e divulgazione delle analisi chimiche dei vini dei membri della sua associazione, eccetera.
Quanta diversità da tanti suoi colleghi dogmaticamente bio-tutto, che rifuggono da qualsiasi confronto scientifico!
Denominazione: Veneto IGT
Vino: Sassaia
Azienda: La Biancara
Anno: 2012
Prezzo: 12 euro
Per quanto sopra e molto più, duole tremendamente non poter godere appieno di questo Sassaia come immaginavo: davvero siamo lontani anni luce rispetto ai millesimi passati dello stesso vino.
Prodotto da uve Garganega 85% e 15% Trebbiano, fermentazione spontanea in botte di rovere, senza alcun controllo della temperatura, chiarifiche o filtrazioni, la particolarità è che, mi dicono, il 2012 è stata una annata sfavorevole e che quindi Maule ha deciso di non fare il Pico, dirottandone la uve sul Sassaia; ne è uscito un vino appena opalescente alla vista, dai sentori lievemente di mela cotta, con qualche lontano ricordo minerale, ma soprattutto con un sorso magro, estremamente fresco e lievemente sapido, corto, poco intenso, monocorde… insomma un vino che scivola un po’ via e nel quale la acidità non è adeguatamente supportata per non essere troppo predominante.
Peccato, ma in ogni caso l’enorme apprezzamento che ho per i vini di Maule non è scalfito da questa prova minore, che sono certo verrà riscattata dal prossimo assaggio. Bottiglia sfortunata?
Il bello: olfattivo personale
Il meno bello: sorso corto e magro