Anche senza che io confessi, chi ha sbirciato il sito poco meno che distrattamente si sarà accorto da sé della mia predilezione per i vini bianchi del Nord, in particolare per Riesling e Champagne.
Se la bolla francese più o meno la conoscono in tanti, magari anche solo nelle sbiadite versioni da supermercato di qualche grande maison, i Riesling restano affare un pochino più da carbonari per il grande pubblico, comunemente in difficoltà ad accettare un bianco a volte dolce o semidolce, che dà il meglio di sé dopo lungo invecchiamento.
Genera confusione anche il fatto che ne esistano alcune varietà solo lontanamente parenti, ad esempio il riesling italico, che in Germania viene chiamato Welschriesling.
La sua origine è situata nella valle del Reno (da qui la definizione di Riesling Renano), in particolare nella regione della Rheingau; gli antenati dovrebbero essere il Gouais Blanc (nome francese del tedesco Weißer Heunisch), ormai raro ma pare assai comune in epoca medioevale, e il Traminer.
Le prime fonti scritte che ne parlano risalgono a metà del 1400, e il suo crescente successo a partire dal XVII secolo è dovuto agli ordini religiosi, che ne riconobbero la grandezza e lo coltivarono diffusamente.
Resistenza al freddo, elevata acidità e maturazione tardiva sono caratteristiche distintive del vitigno, ma è soprattutto importante notare, oggi che tutti parlano di terroir, che il Riesling è una delle uve che meglio riflette i caratteri del suolo di coltivazione.
La produzione attuale è concentrata in Germania, in Alsazia, in Austria, in Australia e Nuova Zelanda, negli Stati Uniti e nel Canada.
La Germania è ovviamente lo stato in cui, per tradizione e per caratteristiche climatiche e di territorio, la coltivazione del Riesling è preponderante; le zone tedesche più vocate sono:
- Mosel-Saar-Ruwer (o Mosel in breve)
- Nahe
- Pfalz
- Rheingau
- Rheinhessen
Per la quantità delle sostanze odorose concentrate sulla buccia (costituite per la maggior parte dai terpeni) è definito come vitigno semiaromatico, inoltre, con l’evoluzione, questi aromi primari sono accompagnati da secondari e terziari assai complessi.
Mi piace per questo definirlo un vino camaleonte: da fresco e facile in gioventù a profondo e ampio con l’invecchiamento, forse è questo il grande fascino del Riesling.
Troveremo quindi in partenza vini ricchi di profumi floreali (ad esempio acacia, erba sfalciata) e fruttati (agrumi, frutta tropilcale, mela, pera, albicocca); gli anni porteranno poi toni mielati, ricchezza minerale (pietra focaia, idrocarburo) e speziata (tabacco, pepe).
La tradizione tedesca prevede la vinificazione con bassa gradazione e residuo zuccherino (vini dolci o semisecchi), anche se le abitudini dei consumatori attuali hanno portato ad un incremento nella produzione di vini secchi (troken). In ogni caso, la eventuale dolcezza e il ricco corredo aromatico sono stemperati e bilanciati dalla grande freschezza derivante dalla naturale acidità del vitigno, che garantisce anche lunghissima conservazione al prodotto imbottigliato.
Rimando ad un prossimo post qualche chiarimento sulla classificazione, spero utile all’orientamento nella giungla delle etichette tedesche.
[Aggiornamento: ecco la guida alla classificazione]