Luci e ombre nella serata “Vino contro birra” del 25/9 organizzata da Papille Clandestine presso il ristorante “Il Genovese“.
Il format è quello oramai classico, inventato dalla coppia Schigi (Luigi D’Amelio: sommelier, esperto di birra e da qualche tempo anche produttore birrario) – Kuaska (Lorenzo Dabove, il massimo cultore della birra in Italia): una cena e per ogni piatto sono proposti sia un vino che una birra. Dopo ciascuna portata i commensali votano l’abbinamento migliore. Alla fine si decreta il vincitore.
Chi conosce i due protagonisti sa che queste serate sono ben lontane dal tipico appuntamento “cena con abbinamento vini” con produttore o sommelier un pochino ingessati che fanno la canonica introduzione più degustazione tecnica e via.
Kuaska è inarrestabile e scoordinato. Coinvolge e diverte, narciso e logorroico: una fucina di aneddoti che sgorgano senza soluzione di continuità per tutta la durata di ogni evento.
Schigi è meno torrentizio, più moderato (anche se imbarazza un poco accostare questo termine ad uno dei più accaniti polemisti-flamer che si sia mai incrociato su internet), ma anche più focalizzato e preciso nel descrivere il prodotto presentato.
Entrambi puntano tutto sulla comunicatività e sulla simpatia, senza alcun formalismo.
Nella fattispecie, la serata si svolgeva presso “Il Genovese”, ristorante in pieno centro di Genova, specializzato in piatti della tradizione.
Il menu e gli abbinamenti:
- Torta pasqualina
Colfòndo – Bele Casel VS Oppale – 32 Via dei birrai - Gnocchi al pesto
Pigato – La Ginestraia VS Curmi – 32 Via dei birrai - Brandacujun
Santa Maddalena – Abbazia di Novacella VS Beerbera – Loverbeer - Polpette di mucca cabannina
Santa Maddalena – Abbazia di Novacella VS Ambrata – Maltus Faber - Pinolata
Malvasia – Cascina Gilli VS Papessa – Loverbeer
Le mie considerazioni.
Torta pasqualina: una buona torta di verdura, non una pasqualina (lo so che ci sono molte ricette, ma per me se non ci sono uovo e carciofi non è corretta), e andava a meraviglia con il sapido Colfondo a bilanciarne la dolcezza. Accoppiamento con la birra poco felice: data anche la presenza di Kuaska (detto il Principe del Pajottenland) avrei visto decisamente meglio una Gueuze.
Gnocchi al pesto: buoni, ma decisamente troppo poco aglio per essere in un ristorante che fa della tradizione la sua bandiera. Abbinamento non perfetto in entrambi i casi: il pigato era un po’ troppo “ciccione”, e il bouquet della birra male assortito con la salsa.
A margine: nessuna delle due proposte di 32 Via dei Birrai mi ha convinto, eppure in passato ho assaggiato cose interessanti di questo produttore. Bottiglie sfortunate? Abbinamenti non ottimali? Serata mia particolare? Forse questa ultima, visto che altri astanti hanno gradito.
Brandacujun: bel piatto; abbinamento un filo ardito (pesce e rosso) ma sicuramente riuscito con il Santa Maddalena, che ha un tannino lievissimo e corpo medio. Male la accoppiata con la Beerbera, birra che mi piace molto ma che personalmente vedo bene con affettati o formaggi di media grassezza.
Polpette di mucca cabannina: piatto molto piacevole e abbinamenti entrambi riusciti: il Santa Maddalena accompagna senza sovrastare la polpette, piuttosto delicate, e l’amaro e la aromaticità presenti (ma non eccessivi) della Ambrata conducono bene al boccone successivo.
Pinolata: buona, ma molto ricca e pesante, in particolare al termine di una cena con diverse portate e con porzioni non risicate. Sulla carta l’abbinamento con la Papessa (una imperial stout sui generis, ma comunque molto caffettosa e tostata, più adatta a cioccolate o magari erborinati) era una follia, ma tutto sommato non è andata peggio che ad una malvasia piuttosto deludente.
Al mio personale cartellino, e non solo, la vittoria è andata al vino.
Conclusione: cibo, vini e birre di livello adeguato, in particolare considerando i 30 euro di spesa comprese le bevande.
Note negative: davvero troppo lunga la serata, con il canonico inizio in ritardo e troppa attesa tra le portate, forse anche a causa del pienone e della logistica delle presentazioni degli abbinamenti e della raccolta dei voti (il ristorante è su due piani).
beh, intanto grazie per aver partecipato 🙂 sulle tue valutazioni non aggiungo niente, su alcune concordo, su altre meno, ma mi sembrano tutte pertinenti.
a onor di cronaca va detto che mentre schigi aveva da scegliere fra la carta vini piuttosto vasta del genovese, kuaska poteva attingere a quei tre produttori che poi sono finiti in tavola. a doppio onor di cronaca aggiungo che davanti alla proposta di inserire birre fuori carta, ci ha risposto che andava benone così.
hai ragione per la disorganizzazione, in effetti c’è stata, pur con tutte le attenuanti che hai già indicato.
per il prezzo, plauso a roberto panizza che è riuscito nell’impresa di tenerlo entro parametri più che decenti!
alla prossima!
giulio – uno dei papilli
Ciao Giulio,
ho immaginato che Kuaska avesse una scelta un tantino “costretta”.
Niente di male: la serata è riuscita comunque, e mi sono divertito e ho mangiato e bevuto bene.
Sul problema organizzativo: forse bastava chiudere con qualche partecipante in meno, ma capisco che il ristorante (giustamente) voglia ottimizzare.
Peccato che in TUTTE le serate di questo tipo si inizi sempre con almeno 30 minuti di ritardo perché i clienti non sono mai puntuali: è una roba che mi disturba da morire, ma l’organizzazione ovviamente non ne può nulla.
A quando la prossima? 🙂