Vedi cosa capita ad arrivare tardi?
Succede che se trovi una bottiglia ben affinata, in particolare un vino bianco del 2004(!) che non conosci, con un controetichetta che non aiuta e del quale ignori il potenziale evolutivo, non hai idea di come comportarti.
Alla fine mi sono fidato delle sensazioni e ho versato l’obolo: ho avuto ragione.
Facciamo chiarezza: il vino in questione è il Bianco 2004 di Mario Schiopetto, uno dei pionieri del moderno vino italiano di qualità, in particolare per il Friuli.
Denominazione: IGT Friuli Venezia Giulia
Vino: Bianco
Azienda: Schiopetto
Anno: 2004
Prezzo: 23 euro
E’ un vino interessante: lievemente ambrato alla vista, quindi, visto che siamo in Friuli, ti immagini un macerativo. Errore. O perlomeno, le indicazioni che arrivano dall’olfatto e dal gusto raccontano una storia diversa: al naso arrivano accenni di frutta tropicale matura, di noce e una punta di vaniglia. Tutto ben vivo, lontano da certe ossidazioni stanche che ormai temo quando approccio un orange wine.
In bocca è ancora meglio: ampio, robusto, caldo, morbido ma non pesante, mantiene grande freschezza e ricchezza gustativa (ancora il tropicale maturo, accompagnato da una folata di tostatura) e una notevole lunghezza, che chiude sulla scia di un ammandorlato gradevolissimo (e se lo dico io, che normalmente non amo i finali amarognoli…).
Scandagliando internet, capisco che si tratta di un blend di Friulano e Chardonnay, e ci stà: del friulano ha la gran bevibilità e le note di chiusura, mentre dallo chardonnay eredita una certa burrosità e morbidezza; in ogni caso è un gran vino con ancora lunga vita avanti a sé, nonostante le dodici vendemmie alle spalle.
Vino più ampio che verticale e nervoso, nel mio caso ha fatto ottimo accompagnamento ad un piatto non semplice come dei ravioli ripieni di radicchio, gorgonzola e speck, tenendo testa a sapori decisi e complessi.
Il bello: deciso ma facile da bere
Il meno bello: nulla da segnalare, se non una reperibilità che immagino complicata